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di Baz Luhrmann

con Leonardo Di Caprio, Carey Mulligan, Tobey Maguire, Joel Edgerton, Isla Fisher, Elizabeth Debicki; Origine: USA/Australia, 2013; Durata: 143′

GATSBY BLOGNella primavera del 1922, l’aspirante scrittore Nick Carraway lascia il Midwest per trasferirsi in una New York dominata dal mondo del jazz e da un allentamento delle rigide norme morali. Inseguendo il suo grande sogno americano, Nick entra in contatto con il mondo del plurimilionario Jay Gatsby, un tempo amante di sua cugina Daisy, andata poi in moglie al nobile e donnaiolo Tom Buchanan. Introdotto in una realtà fatta di illusioni e tradimenti, Nick si ritrova coinvolto in una storia d’amore impossibile, segnata da sogni incorruttibili e tragedie in agguato.

Il coraggio e la sfrontatezza con cui Baz Luhrmann si accosta ai suoi adattamenti letterari devono sempre essere difesi. Il regista australiano era poco più che un esordiente e aveva già mandato su tutte le furie una buona parte del mondo IL GRANDE GATSBY POSTER BLOGaccademico shakespeariano con una sua versione personale di Romeo and Juliet. Questa sua tendenza a confrontarsi con dei mostri sacri della letteratura lo ha spinto fino ad uno dei capolavori della cultura americana. The Great Gatsby è stato adattato tre volte ma nessuno di questi tentativi aveva mai centrato il bersaglio: il film del 1974 di Jack Clayton aveva tutte le carte in regola ma Robert Redford e Mia Farrow e la sceneggiatura di Francis Ford Coppola non avevano ottenuto un risultato pienamente convincente. Lo stile fluente e aulico di Francis Scott Fitzgerald e le sue ricche descrizioni sono sempre state tradotte sullo schermo con un freddo formalismo. Questa accusa non può essere rivolta a Baz Luhrmann ma il suo spiccato individualismo è l’elemento che lo avvicina maggiormente allo spirito del romanzo. Gli anatemi che vengono rovesciati sul film prendono di mira una delle scelte identitarie del suo cinema: l’utilizzo di una musica fuori contesto rispetto all’epoca della storia. The Great Gatsby è il ritratto per definizione dell’era del jazz e il film fa un uso diffuso e deliberato dell’hip-hop. La presunta blasfemia continua con il ricorso al 3D e ad una voracità visiva postmoderna nel contesto della controllata gentilezza dell’aristocrazia americana. Il gusto estetico di Baz Luhrmann è fuori luogo proprio come la fastosa e stravagante villa di Jay Gatsby ed è ugualmente anticonformista: la sua sgargiante prepotenza rivaleggia con il rigore palladiano della residenza del suo rivale Tom Buchanan. Il regista ha conservato gli oggetti della narrativa di Francis Scott Fitzgerald ma li ha adattati ai suoi tempi del racconto: ha reso giustizia al romanzo nel momento stesso in cui ha smesso di adorarlo come un libro e ha iniziato a pensarlo come un film. L’arroganza può essere perdonata? L’aderenza di Baz Luhrmann al romanzo non può essere messa in discussione e persino un cineasta così visionario si è arreso al dato di fatto che alcuni passi del libro non possono essere rappresentati. Il film non può raggiungere la sublime eleganza dello scrittore ma può inglobare il suo stile come un’arma da utilizzare: le parole del romanzo vengono recitate dalla voce over di Tobey Maguire e diventano un valore di The Great Gatsby. La fedeltà non si limita soltanto all’intreccio e alla sua costruzione sui flashback continui dell’idillio interrotto tra Jay Gatsby e Daisy ma si allarga soprattutto all’umore. Il regista ha sempre inseguito una luce verde: la sua visione dei ruggenti anni venti è il seguito della belle epoque di Moulin Rouge! L’ossessione del protagonista verso il passato assomiglia a quella sua nostalgia per un’età aurea del cinema che si respirava in Australia. La struttura del film assegna al neutrale Tobey Maguire il compito della testimonianza ma questa imparzialità finisce non appena Jay Gatsby riesce a ritrovare la donna che ha sempre amato e per cui ha costruito l’enorme set della sua vita. Il film compie un drastico spostamento dello sguardo e la storia inizia ad essere vista con gli occhi e con il sentimento della sua folle determinazione e con l’alterazione della sua maestosa immaginazione. The Great Gatsby è imperfetto perchè i sogni febbrili e giganteschi dell’eroe non possono realizzarsi se non per un breve momento: è su questo punto che si ricostruisce l’identità tra Baz Luhrmann e Francis Scott Fitzgerald. I due hanno la stessa immedesimazione nel mito della grandezza di Jay Gatsby. Lo scrittore cerca di controllare questo desiderio con la punizione ma il regista sceglie la strada dell’indulgenza: non può cambiare il finale della sua storia ma trova il modo di salvare la sua illusione.